PROTESI D’ANCA

Quando è indicato l’intervento

Grazie alle più moderne protesi d’anca realizzate con materiali e design biocompatibili, è possibile risolvere le malattie che colpiscono l’articolazione dell’anca e restituire al paziente una funzione dell’anca simile a quella dell’articolazione naturale (funzione parafisiologica). L’obiettivo della sostituzione dell’articolazione dell’anca con una protesi è quello di migliorare la qualità di vita del paziente per un tempo prolungato (almeno 15 anni), garantire un movimento ampio dell’articolazione, consentire di sopportare i carichi, minimizzare l’usura e l’attrito, garantire la necessaria stabilità durante il movimento ed evitare l’insorgere di reazioni dannose nell’organismo (tossicità) generalmente dipendente dalla liberazione di detriti metallici.

Perché diventa necessario l’intervento di protesi d’anca?

L’intervento di protesi d’anca può rendersi necessario per diversi motivi: alleviare il dolore e la rigidità, correggere una deformità, ridurre la limitazione funzionale causata dalle malattie che colpiscono l’articolazione dell’anca.

Rispetto al passato, quando l’impianto di protesi era riservato prevalentemente al paziente anziano, oggi la protesi d’anca ha indicazioni per una fascia d’età più ampia. Grazie a nuovi design protesici, infatti, in casi particolari le protesi possono essere impiantate con successo anche in pazienti di età inferiore a 50 anni.  Tuttavia, la protesi d’anca rimane più indicata in persone di età superiore a 60 anni, mentre è relativamente indicata nei pazienti tra 50-60 anni perchè, nei pazienti più giovani, può aumentare la probabilità di ricorso a interventi di revisione della protesi a 10 anni dall’intervento di primo impianto.

L’intervento di revisione prevede la sostituzione della prima protesi con una nuova, principalmente a causa di usura; le probabilità che si usuri in un paziente anziano, sono però inferiori a quelle di un paziente giovane e attivo. Ecco perché nei giovani si cerca, compatibilmente con la qualità di vita del paziente, di rimandare sempre il più possibile la protesizzazione.