OSTEOTOMIE CORRETTIVE

Le osteotomie correttive di ginocchio: cosa sono, quando sono indicate e quali sono i risultati

L’osteotomia correttiva del ginocchio è uno dei pochi interventi preventivi in campo ortopedico.

Spesso l’artrosi del ginocchio è una conseguenza di un’alterata geometria dell’articolazione, che può presentare una deformità in varismo (gambe “ad arco”) oppure in valgismo (gambe “a X”) a causa di vari motivi: conformazione costituzionale, pregresso intervento di asportazione completa del menisco, lassità legamentosa. Questo porta nel tempo ad una artrosi monocompartimentale, cioè l’usura di un solo versante del ginocchio. Tale deformità, che si accentua con il carico e il peso corporeo, se non corretta in tempo utile, si aggrava progressivamente e causa dolore e limitazione funzionale per esitare infine nella necessità della protesi.

L’osteotomia correttiva è un intervento chirurgico che si propone di riallineare l’arto inferiore, spostando il peso del corpo sulla parte non danneggiata e riequilibrando così il carico sul ginocchio.

L’intervento consiste in una frattura chirurgica nella parte superiore della tibia, o inferiore del femore, che viene sintetizzata (cioè “tenuta insieme”) generalmente con una placca metallica e viti fino alla sua consolidazione. Questo permette di ottenere un asse femoro-tibiale più corretto perchè nella frattura appositamente creata viene inserito un cuneo di osso artificiale che, con delle specifiche angolazioni, va a raddrizzare l’arto.

È un intervento che in passato, quando le protesi di ginocchio non erano così sicure, è stato utilizzato addirittura per curare artrosi importanti. Per quel mi riguarda, utilizzo questo tipo di intervento da oltre 30 anni, proprio per prevenire una degenerazione artrosica nei giovani, o per ritardare l’applicazione di una protesi. I risultati negli anni, con le corrette indicazioni – come sempre , sono stati estremamente soddisfacenti.

Nel corso dei decenni ho anche modificato leggermente la metodica chirurgica e da circa 4 anni ho introdotto anche delle novità di rilievo cioè delle nuove placche mini-invasive e l’associazione con nuove tecniche di medicina rigenerativa.

Essendo infatti un convinto sostenitore della medicina rigenerativa, già dal 2004, in aggiunta alla correzione dell’asse meccanico dell’arto, ho utilizzato i fattori di crescita piastrinici (PRP) per dare uno stimolo in più sulla rigenerazione tissutale.

Dal 2014, in associazione alle nuove placche a stabilità angolare, utilizzo regolarmente le cellule staminali mesenchimali da tessuto adiposo con risultati assolutamente incoraggianti.

Tipologie di osteotomia

Si distinguono due tipologie differenti di osteotomia, a seconda della deformità da correggere nel ginocchio.

In caso di varismo, che sovraccarica il compartimento mediale, il trattamento prevede una osteotomia alta di tibia ad effetto valgizzante (OAT).

Se invece è presente valgismo, quindi con il coinvolgimento del compartimento laterale, si interviene con una osteotomia sovracondiloidea di femore ad effetto varizzante (OSF).

Cosa avviene nella fase pre e post-operatoria?

Il paziente viene ricoverato dopo avere eseguito gli accertamenti preoperatori e la visita anestesiologica; la durata del ricovero dopo l’intervento è generalmente di 3 giorni, al fine di valutare il decorso postoperatorio ed effettuare controlli radiografici e medicazioni.

Nel post-operatorio, non si utilizzano tutori né immobilizzazioni: si inizia kinesiterapia il giorno successivo all’intervento e il carico deve essere parziale con due stampelle per 40 giorni.

Controlli ambulatoriali per rimozione punti, RX di controllo a 40 giorni e a 3 mesi.

Quindi si prosegue con carico progressivamente maggiore dopo i primi 40 giorni, adeguata fisioterapia per il recupero della motilità articolare e la ripresa della deambulazione corretta, su indicazione del chirurgo

I risultati

I risultati delle osteotomie di ginocchio eseguite con le corrette indicazioni sono buoni sia nella letteratura scientifica che nella mia esperienza personale. È un intervento preventivo per l’artrosi e come tale è una sorta di “investimento” per la salute futura del ginocchio: crea dei fastidi iniziali – inevitabilmente legati al periodo di deambulazione con le stampelle – e dei possibili rischi legati all’operazione in sé, ma può permettere di evitare la protesi o quantomeno di allontanarla di molti anni. E sia chiaro: la protesi di ginocchio toglie sì il dolore e i problemi di deambulazione, ma non avrà mai la funzionalità di un ginocchio originale!

Sto rivedendo ultimamente dei pazienti operati di osteotomia circa 20 anni fa ai quali sono riuscito a salvare il ginocchio dalla protesi in età precoce.

Le possibili complicanze sono rappresentate da

  • rigidità del ginocchio: di solito il movimento viene recuperato in modo soddisfacente; in rari casi è necessario un re-intervento per la mobilizzazione articolare.
  • infezione post-chirurgica: richiede una terapia medica antibiotica, controlli con esami del sangue e talora la rimozione della placca.
  • mancata consolidazione dell’osteotomia: richiede un nuovo intervento di osteosintesi.
  • tromboembolia venosa: come per ogni intervento chirurgico, c’è il rischio di tale patologia. La prevenzione avviene con la terapia medica anticoagulante (eparine a basso peso molecolare) e con esercizi che mantengono attiva la muscolatura.

Potrebbe infine persistere il dolore per insufficiente correzione assiale o per marcato grado di degenerazione articolare. In questo caso si dovrà ricorrere alla protesi di ginocchio.