protesi d'anca cicatrice immagine copertina

Protesi d’anca, la cicatrice dell’intervento

Quanto è grande la cicatrice di una protesi d’anca e dove si trova esattamente? Ecco le migliori soluzioni dal punto di vista estetico e funzionale

Come ogni operazione chirurgica, anche l’intervento di protesi d’anca lascia una cicatrice. Niente di particolarmente “appariscente”, tuttavia esistono diversi aspetti che possono incidere sulla qualità estetica e sulla sede dell’incisione ed è quello che vedremo in questo articolo.

Innanzitutto, esistono delle differenze a seconda che l’intervento venga eseguito con accesso per via anteriore o per via postero-laterale. Non mi soffermerò sulla via laterale diretta che ormai rappresenta una tecnica sempre meno utilizzata in virtù dei vantaggi evidenziati dalle prime due.

Come ho avuto già modo di sottolineare in altre occasioni, la scelta del tipo di accesso (anteriore vs postero-laterale) dipende sia dalla familiarità del chirurgo con una procedura piuttosto che un’altra, sia dalla conformazione del paziente. Chi mi conosce sa che io prediligo l’accesso postero-laterale.

Una scelta che presenta piccoli vantaggi anche dal punto di vista estetico oltre che funzionale, tecnico e pratico.

Protesi d’anca: quanto è grande la cicatrice

In ogni caso, negli ultimi anni, il design delle protesi mini-invasive e le nuove tecniche chirurgiche hanno permesso una sostanziale riduzione delle dimensioni delle cicatrici con entrambe le vie d’accesso. Questo implica un minor traumatismo dei tessuti cutanei e sottocutanei nel corso dell’intervento chirurgico.

Possiamo dire che una cicatrice a seguito di protesi d’anca è lunga da un minimo di 7 ad un massimo di 10-12 centimetri, nel caso dei primi impianti.

Scegliere una tecnica mininvasiva consente di conservare quanto più possibile le strutture anatomiche (muscoli, legamenti e tendini, osso) riducendo l’esito cicatriziale solitamente entro i 10 centimetri. 

cicatrice tecnica mini invasiva per protesi d'anca

Una cicatrice da impianto di protesi all’anca per via postero-laterale mininvasiva a 2 settimane dall’intervento in occasione della rimozione dei punti. È una ferita ancora “fresca”: sicuramente tenderà a schiarirsi nei mesi successivi; sono ancora visibili in parte alcuni ematomi dovuti all’intervento, che scompariranno.

Dove si trova esattamente la cicatrice?

Nel caso di intervento tramite via d’accesso anteriore, la cicatrice si presenterà in corrispondenza della parte superiore e laterale della coscia, (vicino all’inguine, ma più laterale) mentre nel caso di accesso postero laterale l’incisione avverrà sulla natica.

Nel primo caso, generalmente, il segno della cicatrice è più evidente mentre nel secondo risulterà più facile da “nascondere”.

Accesso postero-laterale e fattore estetico

Oltre ai vantaggi che personalmente mi fanno optare per una via postero-laterale mini-invasiva, questa via d’accesso consente di effettuare un’incisione che viene quasi completamente coperta dallo slip come dal costume da bagno riuscendo così a garantire un risultato ottimale anche dal punto di vista estetico.

Ma c’è un altro motivo per cui esteticamente la via d’accesso postero laterale garantisce risultati leggermente migliori e riguarda la conformazione della pelle e delle linee di forza a cui è sottoposta la cute in quella regione. L’incisione sulla natica resterà più lineare quindi meno soggetta a deformazioni e cambiamenti di aspetto che caratterizzano una cicatrice chirurgica specie nei primi due anni.

Al contrario, un taglio in corrispondenza dell’inguine e delle sue pieghe è più soggetto a piccolissime escrescenze e raggrinzimenti.

Una incisione cutanea ridotta che, oltre ad essere facilmente “nascondibile”, se trattata correttamente nella fase post-operatoria, risulterà davvero poco evidente.

Altri aspetti da considerare…

Ma c’è un ultimo aspetto che fa propendere la mia scelta sulla via d’accesso postero laterale ed è legato alla preparazione del campo sterile

Infatti, incidendo la natica, il rischio di contaminare il campo sterile, ovvero l’area in cui viene preparato e utilizzato tutto il materiale sterile e necessario per l’intervento, è minimo. Al contrario, scegliendo la via anteriore vi è un minimo rischio che microrganismi presenti nella zona genitale e inguinale possano contaminare il campo sterile a causa di micro contatti involontari coi teli sterili (che delimitano il cosiddetto campo operatorio) durante la fase preparatoria.

Una ultima cosa, ma non meno importante, da dire è che forse più di tutti i fattori sopra citati, il buon risultato estetico della cicatrice dipende da fattori individuali del paziente.

Alcuni pazienti tendono a formare cicatrici ipertrofiche, retraenti, (il termine medico è cheloide) che rimangono più scure e rilevate, mentre altri producono cicatrici sottili, chiare e morbide.  Questo è una variabile non modificabile dal chirurgo.

A tal proposito cito una evenienza rara, ma possibile, che può affliggere cicatrici posterolaterali in soggetti di sesso femminile. Si tratta di un fenomeno di liponecrosi (morte di alcune cellule del grasso) nella zona della incisione che può fare sì che la cicatrice risulti leggermente depressa rispetto alla restante cute della regione glutea.

Ecco un esempio di cicatrice di una via postero-laterale da me eseguita. Taglio, in questo caso, non dei più piccoli (circa 13 cm) ma sicuramente paziente che produce “belle cicatric”i. Il segno è molto chiaro, sottile e piano. Quasi risulta difficile vederlo.

La cicatrice è un discorso puramente estetico e il fattore più importante è sicuramente il corretto posizionamento delle componenti protesiche e il rispetto di muscoli e legamenti. Ma oggigiorno, visti gli standard qualitativi e gli ottimi risultati raggiunti da questo intervento, ogni dettaglio diventa importante.