frattura del femore

Frattura del femore. Cosa succede?

Perché negli anziani è così frequente? Cosa comporta? Come superare al meglio la frattura del femore

 

Le ultime rilevazioni Istat ci svelano che ogni anno, in Italia, si verificano più di 3 milioni di incidenti domestici, un dato su cui riflettere, specie quando si parla di frattura del femore.

Perché?

Semplice. Perché le cadute accidentali in casa sono proprio la principale causa di frattura del femore. E perché si tratta di un infortunio tutt’altro che banale; si pensi che negli Stati Uniti viene catalogato come seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari.

Come si rompe un femore?

Il femore è un osso molto grande (il più lungo del corpo umano) e forte, difficile da rompere in condizioni normali. Tant’è che un femore fratturato, negli adulti sani, di solito è causato da forti traumi o incidenti stradali. In questi pazienti, molto raramente l’origine della frattura è dovuta ad episodi di trauma diretto a livello dell’anca o ad una torsione innaturale della stessa.

Tuttavia, nelle persone anziane, questo infortunio è assai più frequente. Al di là dei casi più tragici che possono portare fino al decesso del paziente a seguito di complicanze, la frattura del femore è un infortunio potenzialmente molto invalidante. Questo perché il femore è un osso particolarmente importante su cui agiscono muscoli fondamentali per il movimento.

Il femore si articola col bacino formando l’articolazione dell’anca (o articolazione coxofemorale) e, più in basso, si articola con la rotula e con la tibia nell’articolazione del ginocchio. La frattura può colpire il femore nella sua parte centrale o, come capita più frequentemente per gli over 65, all’estremità che si congiunge con l’articolazione dell’anca (testa del femore). Ma indipendentemente dalla localizzazione sull’osso, ogni frattura può essere:

Composta: dopo il trauma l’osso conserva il suo allineamento naturale.

Scomposta: si verifica una perdita di allineamento (col rischio di danneggiare tessuti molli e arterie).

Perché negli anziani la frattura del femore è più frequente

Ma perché gli anziani sono più esposti a questo trauma? La causa è da ricercare soprattutto nell’osteoporosi, vale a dire in quel processo patologico sistemico che comporta una riduzione della massa ossea e un’alterazione della micro-architettura del tessuto scheletrico che diventa sempre più fragile e, quindi, più esposto al rischio fratture.

Se è vero che le donne in menopausa sono tra i soggetti più esposti, il pericolo non va assolutamente sottovalutato nemmeno dagli uomini perché i fattori di rischio dell’osteoporosi sono diversi e vanno dalle cattive abitudini alimentari (scarsa assunzione di calcio) fino a stili di vita scorretti come fumo, consumo di alcol ed eccessiva sedentarietà.

Quali sono i sintomi di un femore rotto?

Se dovessimo sintetizzare i sintomi di una frattura del femore, potremmo individuarne almeno 4:

  • Dolore immediato e forte.

  • Impossibilità di appoggiare la gamba.

  • La gamba dolorante sembra essere più corta dell’altra.

  • La gamba infortunata sembra essere storta (più tipicamente con il piede ruotato all’esterno).

Una semplice radiografia è in grado di identificare la quasi totalità delle fratture di femore e di classificarne anche la tipologia.

Come superare al meglio la frattura di un femore

Altre volte abbiamo sottolineato l’importanza di un trattamento tempestivo degli infortuni. Ma questo è ancora più vero nel caso di rottura del femore. L’intervento chirurgico deve essere effettuato al più presto (generalmente entro 48 ore dall’evento) per ridurre al minimo il rischio di possibili complicanze.

Sarà il chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia ad indicare il percorso operatorio più corretto a seconda del tipo di rottura e delle condizioni generali del paziente.

Generalmente, nei pazienti più giovani si possono utilizzare tecniche di osteosintesi con la stabilizzazione dei frammenti di frattura tramite l’utilizzo di viti, placche o chiodi mentre per i pazienti più anziani l’utilizzo di protesi è solitamente più indicato in caso di fratture vicine alla testa femorale; per le fratture più “in basso” si usano invece più spesso i chiodi endomidollari. In entrambi i casi, una frattura al femore trattata adeguatamente consente un decorso abbastanza veloce e permette di tornare a camminare in tempi relativamente brevi.

Indipendentemente dalla tecnica di intervento adottata, l’obiettivo dev’essere sempre quello di ridurre al minimo i tempi di immobilizzazione del paziente. Questi, subito dopo l’operazione, dovrà iniziare un percorso di recupero specifico per riconquistare gradualmente la propria mobilità.

Sicuramente, una chiave del successo terapeutico è la tempestività nell’intervento chirurgico al fine di ridurre al minimo il rischio di complicanze anche mortali.

Le cause di decesso in seguito a fratture del femore sono:

  • Emorragie
  • Trombosi
  • Infezioni

e, soprattutto, un decadimento generale delle condizioni del paziente anziano dovuto all’allettamento prolungato. L’intervento precoce permette di ridurre al minimo tutti questi rischi facendo tornare il paziente a deambulare autonomamente al più presto. Per dare una idea della rilevanza di questo problema, basti pensare che alcuni studi hanno dimostrato come, in seguito a una frattura di femore in pazienti ultra 80enni, solo il 50% tornerà alla vita normale; un 25% andrà incontro a decesso e un ultimo 25% avrà delle conseguenze fortemente invalidanti.