Protesi d’anca e approccio postero-laterale: i vantaggi dell’esperienza

Tanti e diversi sono gli approcci chirurgici all’intervento di protesi d’anca. L’esperienza del chirurgo su tutte le tecniche, è importante per scegliere la migliore, quella con più vantaggi e meno complicanze. Il dottor Claudio Manzini, Direttore dell’Unità Operativa di Ortopedia 1 degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, spiega tutti i vantaggi dell’approccio chirurgico postero-laterale per l’impianto di protesi d’anca. Egli vanta infatti un’esperienza pluridecennale sulla protesica di anca, con oltre 10000 interventi eseguiti come primo operatore.

“L’approccio chirurgico per l’impianto di protesi che ritengo migliore è il postero-laterale. Questa scelta deriva dagli ottimi risultati conseguiti in 30 anni di esperienza sul campo, nei quali ho adottato e perfezionato questa tecnica. Ho utilizzato comunque altre vie d’accesso ed oggi, in casi specifici, utilizzo la via d’accesso anteriore mininvasiva” spiega il dottor Manzini.

L’accesso postero laterale, comunque la via preferita dal 70% dei chirurghi che si occupano di protesi d’anca, generalmente viene usato sia nel caso di fratture del cotile, che nella patologia artrosica d’anca. Se però, un tempo, era necessario praticare un’incisione di 20-30 cm per inserire la protesi, grazie agli anni di ricerca e sperimentazione, oggi è possibile adottare l’approccio postero-laterale praticando un’incisione di soli 8 cm e inserendo una protesi che non compromette né muscoli, né ossa. Questo, oggi, permette di definire come mininvasivo anche la via chirurgica postero-laterale. Infine, grazie alla mininvasività, questo tipo di intervento permette un rapido recupero funzionale dell’arto, una riduzione del dolore dopo l’intervento e minori rischi di infezione.

Rispetto all’intervento eseguito per via anteriore, la via postero-laterale permette di avere tempi operatori minori, quindi minor sanguinamento e minor rischio infettivo. Questo approccio permette inoltre di operare di protesi quei pazienti che presentano gravi deformità sia post-traumatiche che displasiche, tutte situazioni nelle quali l’approccio anteriore è assolutamente svantaggioso. Ma la cosa più importante, a prescindere dall’approccio scelto, è il corretto posizionamento della protesi. Infatti, quello che conta davvero in termini di successo dell’intervento, è la risoluzione definitiva del problema, con una sopravvivenza della protesi di oltre 20 anni.