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Quanto durano le protesi all’anca e al ginocchio

Ho effettuato un intervento di protesi all’anca o al ginocchio, tra quanti anni dovranno essere sostituite? E cosa comporta la revisione della protesi

Ciò che, correttamente,  spaventa molti pazienti che si apprestano a effettuare un intervento di impianto di protesi all’anca o al ginocchio è la loro durata, vista un po’ come la data di scadenza presente sui prodotti alimentari. Quanto dura la protesi? Tra quanti anni dovrò sostituirla? Si tratta di dubbi del tutto leciti. Capire quale sarà la vita utile di una protesi inserita all’interno del proprio corpo incuriosisce tutti. In questo articolo cercheremo di sciogliere alcuni di questi dubbi e fare chiarezza in merito a quando potrebbe rendersi necessaria la sostituzione di una protesi.

Protesi di anca e ginocchio: come sono fatte?

Prima di parlare della durata delle protesi andiamo a spiegare quelli che sono i materiali con cui le stesse sono realizzate.

Per quanto riguarda le protesi all’anca il materiale maggiormente impiegato è il titanio forgiato, in leghe con niobio e alluminio-vanadio. Questa scelta è legata alla resistenza di questo metallo, ma anche alla sua leggerezza, elasticità ed elevata biocompatibilità. Molto spesso le stesse protesi vengono rivestite di idrossiapatite, ovvero il “materiale” di cui sono fatte le ossa umane.

Esiste poi la possibilità di impiegare protesi derivate da accoppiamenti tra materiale, quali ceramica-ceramica, ceramica-polietilene e metallo-polietilene, tutti in grado di assicurare ottimi risultati.

Per le protesi del ginocchio invece la soluzione che trova maggior impiego è quella in lega di cromo-cobalto, associato a un inserto spaziatore in polietilene. 

Durata delle protesi all’anca

Veniamo ora al sodo, quanto dura una protesi d’anca? Non esiste una risposta assoluta, in quanto esistono variabili che possono incidere positivamente o negativamente sull’usura della protesi inserita.

Prendendo in esame un paziente che segue uno stile di vita corretto ed effettua periodici controlli, potrebbe essere superiore anche ai 20 anni. Recentemente mi è capitato di revisionare (cioè sostituire) uno stelo di una protesi d’anca impiantata 38 anni fa! E la componente del cotile era ancora ben funzionante.

Alcuni fattori però possono andare a incidere su questa durata, quali per esempio traumi subiti in seguito all’intervento, peso eccessivo, sollecitazioni gravose, ma anche il distacco di alcune componenti delle protesi dall’osso. In questo caso la durata potrebbe essere anche inferiore, con conseguente esigenza di sottoporsi a un nuovo intervento. 

Durata protesi del ginocchio

Anche per quanto riguarda le protesi al ginocchio, se inserite correttamente e in presenza di uno stile di vita corretto, la durata potrebbe tranquillamente essere superiore ai 20 anni.

Come per le protesi all’anca questa durata può essere influenzata positivamente o negativamente da alcuni comportamenti, dalla pratica di sport particolarmente gravosi, ma anche dal peso della persona stessa. In questo caso la durata potrebbe scendere anche a 15 anni.

Ecco perché è importante mantenere sempre uno stile di vita regolare, prendersi cura del proprio corpo e della propria dieta in seguito a questa tipologia di intervento, e non esagerare con le attività traumatiche perché lo stile di vita può condizionare la durata delle protesi inserite. 

La revisione delle protesi

Il paziente deve però capire che la riprotesizzazione, ovvero l’intervento di revisione della protesi, è sempre più invasivo rispetto al primo impianto per via dell’erosione dei tessuti ossei conseguente ad anni di vicinanza con un corpo estraneo, cioè la protesi stessa.

Le cause più comuni che possono portare all’esigenza di un intervento di revisione della protesi sono:

Nonostante le tecnologie e le tecniche chirurgiche siano sempre più avanzate può succedere che un certo numero di protesi d’anca fallisca. Vediamone insieme le cause principali:

  • una frattura che può interessare l’osso oppure una componente della protesi a seguito di un trauma violento.
  • la mobilizzazione ovvero il distacco della protesi dall’osso dovuto a un cedimento delle componenti della protesi,
  • lussazione vale a dire lo spostamento della protesi dalla sua sede in seguito ad un’eccedenza di movimento.

Queste sono le cause “meccaniche” e traumatiche principali, ma la revisione chirurgica può rendersi necessaria anche a causa di altri fattori più rari come ad esempio un’infezione in quella zona.

Diciamo subito che la riprotesizzazione porta risultati soddisfacenti, generalmente  meno brillanti rispetto al primo impianto e, soprattutto per le protesi d’anca, un aumentato rischio di lussazione della protesi.

Come ho sottolineato in questo articolo, la sostituzione avviene con un nuovo intervento nel quale si utilizzano protesi da revisione che sono diverse da quelle che sono state utilizzate come primo impianto.

Nello specifico, questo tipo di protesi ha dimensioni e lunghezza maggiori rispetto alle protesi di primo impianto, oltre ad avere anche una diversa sede di ancoraggio all’osso. Spesso il cotile, a causa del consumo dell’osso del bacino, deve essere fissato mediante viti, usando a volte anche dei sostituti ossei per “riempire i buchi”.

Per tutti questi motivi, il mio consiglio è quello di sottoporsi alla protesi solo quando tutte le altre strategie terapeutiche sono fallite e il dolore all’anca o al ginocchio arriva ad influenzare decisamente in senso negativo la qualità della vita del paziente. Seguendo questa regola di buonsenso si va a minimizzare la possibilità di sottoporsi in futuro alla revisione della protesi.