PROTESI D’ANCA

Prepararsi all’intervento, la fase post-operatoria e i rischi

Come prepararsi all’intervento di protesi di anca?

Prima di sottoporsi all’intervento di protesi d’anca, il paziente dovrà effettuare gli esami del sangue, la visita con l’anestesista, le radiografie specifiche per pianificare le componenti protesiche da impiantare e altri esami diagnostici eventualmente prescritti in fase di visita specialistica.

Per arrivare in condizioni ottimali al giorno dell’intervento, si raccomanda al paziente di seguire alcune importanti indicazioni fornite dal chirurgo:

  • seguire un’alimentazione sana e varia per diminuire l’eventuale eccesso di peso che può aumentare le possibili complicanze intra- e post-operatorie e per avere una buona qualità dell’osso
  • prepararsi con un’idonea fisioterapia, ovvero rinforzo dei muscoli glutei, quadricipite, addominali e flessori del ginocchio, ginnastica fuori carico (soltanto se non provoca dolore), contrazioni isometriche, eventuale ciclo di elettroterapia a scopo trofico per arrivare all’intervento con un buono stato muscolare. Questo renderà migliore la ripresa dopo l’intervento
  • in caso di assunzione di farmaci anticoagulanti come cardioaspirina, tiklid, coumadin e altri, sospendere la terapia 5 giorni prima dell’intervento, attenendosi rigorosamente alle indicazioni dell’anestesista
  • iniziare, se le condizioni cardiocircolatorie lo richiedono, l’assunzione di eparina a basso peso molecolare (secondo prescrizione del chirurgo)
  • in caso di forte dolore, mettersi a riposo e praticare fisioterapia per contrastarlo, eventualmente associando una terapia farmacologica previo parere medico (da sospendere in ogni caso 5 giorni prima del ricovero per l’intervento).

Protesi d’anca: la preparazione della sala operatoria

Cosa succede dopo l’intervento?

Una volta effettuato l’intervento di protesi d’anca, il paziente rimane ricoverato nel reparto chirurgico per un tempo variabile tra 4 e 8 giorni, a seconda dell’età, delle malattie coesistenti, della capacità di seguire il programma riabilitativo e in base alla eventuale insorgenza di complicanze.

Già il primo giorno dopo l’intervento il paziente potrà mettersi seduto e iniziare a piegare il ginocchio ed estendere l’anca. Trascorse le prime 48 ore dall’intervento di protesi di anca (talvolta anche prima), il paziente potrà iniziare a camminare con l’aiuto del fisioterapista e l’ausilio di due bastoni canadesi (stampelle).

Dopo circa 4-8 giorni dall’intervento può essere dimesso dal reparto chirurgico e trasferito presso un idoneo reparto di riabilitazione.

Protesi d’anca: i tempi di recupero

Cosa non fare dopo l’intervento di protesi d’anca

Per evitare rischi di lussazione, nei primi 2 mesi dopo l’intervento, è raccomandato evitare:

  • movimenti di rotazione interna (accavallare le gambe)
  • movimenti di iper-flessione dell’anca operata

La riabilitazione precoce dopo intervento di protesi d’anca dovrebbe limitarsi alla deambulazione in appoggio,  agli esercizi di mantenimento del tono muscolare ed al recupero della propriocettività.

Il paziente può tornare alla sua vita normale dopo circa 6-8 settimane dall’intervento, sempre che vi sia stato un decorso post-operatorio regolare.

Protesi d’anca: i movimenti da evitare

Quali sono i rischi di un intervento di protesi d’anca?

Anche se l’impianto di protesi d’anca è un intervento molto frequente, rimane comunque un’operazione chirurgica importante e può comportare alcuni rischi.

In particolare, i rischi più frequenti collegati a un intervento di protesi d’anca sono:

  • infezione periprotesica (vicino/intorno alla protesi): è piuttosto rara (0,5-1% dei casi), e può capitare anche con una procedura chirurgica corretta e di una profilassi antibiotica adeguata
  • infezione post-operatoria: potrebbe richiedere un nuovo intervento di pulizia se si interviene precocemente nelle prime settimane dall’impianto, o una sostituzione della protesi se l’infezione è cronicizzata o ad esordio tardivo (anche dopo anni dall’intervento). Se il paziente soffre di diabete mellito o presenta una condizione di immunodeficienza, queste aumentano significativamente il rischio di infezione post-operatoria
  • trombosi venosa con rischio di embolizzazione polmonare. Evento molto raro grazie agli attuali protocolli di prevenzione che prevedono l’impiego di farmaci anticoagulanti e di calze elastiche durante tutto il periodo post-operatorio e al carico immediato.
  • lussazione: consiste nella dislocazione della testa protesica al di fuori della coppa (nell’acetabolo). Può accadere a seguito di alcuni movimenti, come la flessione dell’anca oltre 90° (piegamento in avanti verso il basso) o nell’atto di incrociare le gambe, movimenti che vanno tassativamente evitati nelle prime 6 settimane dopo l’impianto. La carenza di tono muscolare, spesso già presente prima dell’intervento, aumenta il rischio di questa complicanza. Questo rischio, qualora elevato per le caratteristiche del paziente, può essere ridotto usando protesi a doppia mobilità ( la testina della protesi è composta da due sfere).
  • più raramente possono verificarsi delle lesioni intraoperatorie di strutture vascolo-nervose o infrazioni a carico dell’osso, soprattutto quando questo, malato di osteoporosi, presenza scarse capacità di resistenza